Chiedere a Genova in quale città d’Italia sia nato il nostro calcio, vuol dire farsi dei nemici. Su questo punto sono concordi tutti gli appassionati di parte genoana e di parte sampdoriana: il calcio italiano è nato a Genova, e le prime partite di calcio sono state giocate all’ombra della Lanterna. Di questo fatto vanno fieri perfino quelli che di calcio proprio non ne capiscono niente e non hanno mai visto un incontro in vita loro.
Il disaccordo comincia quando, con maggior precisione, ci si chiede “chi“ abbia dato il via a questo sport popolare, che in Inghilterra era già in voga da tempo. I genoani rivendicano esclusivamente alla propria società il merito dell’importazione e della diffusione in Italia del football anglosassone, mentre i nostalgici della gloriosa Andrea Doria asseriscono di avere essi, per primi, dato vita a una vera e propria squadra, quanto meno alla prima squadra italiana.
Nel lontanissimo 1893, dopo le esibizioni della squadra torinese di Edoardo Bosio (nella quale peraltro militavano moltissimi svizzeri che con Bosio avevano rapporti d’affari o di impiego) anche a Genova qualcuno accarezzò l’idea di avviare una attività sportiva per squadre, secondo gli schemi già consolidati in Inghilterra.
Ma chi erano costoro? Inglesi residenti a Genova per ragioni lavoro: importatori, addetti delle società di navigazione, commercianti, impiegati. Il Genoa (che più tardi aggiunse come un aggettivo quella data “1893” al proprio nome, a testimonianza di una primogenitura che altri pretendevano di discutere) fu da principio un vero e proprio club inglese, al quale potevano iscriversi come soci solamente cittadini inglesi. Anche la squadra era composta, naturalmente, di soli elementi anglosassoni.
Che il pubblico accorresse ad assistere agli incontri che i dirigenti riuscivano a combinare con altri sodalizi sportivi del genere, agli altezzosi soci del Genoa Football Club interessava fino a un certo punto: per essi l’importante era fare dello sport alla fine della settimana e di “essere in famiglia“.
Ai genovesi, che intuirono subito che quello era sport di massa bello e buono, questo atteggiamento discriminante piaceva poco ed essi rivolgevano la loro attenzione e la loro simpatia ad un altro sodalizio che, sia pure in maniera più approssimativa, aveva accettato di aggiungere alle proprie abituali attività, anche quella del gioco del pallone. La Società Ginnastica Andrea Doria – fondata nel 1885 – aveva istituito una sezione che oggi chiameremmo calcistica, ma che allora assumeva il nome di «gioco ginnastico». Era il 1894.
Ma si trattava di football “addomesticato” volutamente più gentile di quello di marca inglese, rude e forte. Se il Genoa F.C. storceva il naso davanti alla richiesta di soci di nazionalità italiana, la Società Ginnastica Andrea Doria proibiva per statuto che di essa potessero far parte degli stranieri: pari e patta.
Queste profonde differenze di interpretazione del nuovo gioco, unite all’elemento nazionalistico, servirono egregiamente per creare due forti correnti di opinione pubblica sportiva, come dire due fazioni cittadine, due “clans”.
L’Andrea Doria sezione calcio e il campionato della Federazione Ginnastica »
Tratto da “Piccola Enciclopedia dello Sport: U.C. Sampdoria” (1963 – Carlo Carusi Editore)